La dedicazione di una nuova Chiesa

Dal Prefazio della Dedicazione:
” Tu ci hai dato la gioia di costruirti fra le nostre case una dimora, dove continui a colmare di favori la tua famiglia pellegrina sulla terra e ci offri il segno e lo strumento della nostra unione con te. In questo luogo santo, tu ci edifichi come tempio vivo e raduni e fai crescere come corpo del Signore la tua Chiesa diffusa nel mondo, finché raggiunga la sua pienezza nella visione di pace della città celeste, la santa Gerusalemme”
La dedicazione è il rito che sancisce la destinazione di una nuova chiesa al culto religioso. Nei primi secoli del cristianesimo le messe venivano celebrate in privato, nelle case dei patrizi, sulle tombe dei martiri nel giorno del loro martirio, nelle catacombe. Quando poi fu possibile fare una celebrazione pubblica del rito si cominciò a costruire chiese e basiliche e a parlare di dedicazione celebrando riti religiosi, plaudendo contestualmente a coloro che le avevano fondate per dedicarle al culto pubblico dei fedeli.
E quando s’iniziò a portare nelle chiese, di solito con fastose processioni, le spoglie e reliquie di santi e beati che sino allora venivano tumulate al di fuori della cerchia urbana, rendendo così i luoghi di culto ancora più venerabili, onorandone i titolari in questo luogo, il rito della dedicazione cominciò ad essere assimilato a tale iniziativa, diventando legge il riporre le reliquie dei santo e dei martiri sotto l’altare della nuova chiesa e diventando così una cerimonia unica di dedicazione ai santi e martiri che vi venivano riposte.
In seguito nella cerimonia di dedicazione, oltre che all’aspersione con acqua benedetta (a volte con aggiunta di sale, vino e cenere), da sempre praticata, s’iniziò anche a ungere con il sacro crisma l’altare della nuova chiesa. Fu anche inserito il rito di segnare il terreno dove doveva sorgere la nuova chiesa, appositamente ricoperto di cenere, con una X in segno di consacrazione, una croce decussata, che stava a ricordare il nome di Cristo (dal greco Χριστός, Christòs), e sulla quale, in un secondo tempo, il Vescovo scriveva, con il pastorale, due lettere dell’alfabeto latino e greco, l’Alfa e l’Omega in ricordo dell’Apocalisse, XII, 13.

Oggi il rito della dedicazione inizia il giorno prima della celebrazione della prima S.Messa, con il riconoscimento, da parte del Vescovo, delle reliquie da inserire nell’altare della nuova chiesa, rimanendo a pregare a lungo davanti ad esse. Successivamente il Vescovo con il clero presente inizia la solenne cerimonia facendo tre volte il giro attorno alla chiesa, aspergendone le mura; poi Vescovo e Clero entrano nella chiesa, solo loro, chiudono la porta ed iniziano a recitare le litanie dei Santi.

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Il Vescovo, con il pastorale, scrive nella cenere cosparsa sul pavimento le lettere Alfa e Omega, per sette volte asperge con l’acqua benedetta(quella gregoriana, con acqua, vino, sale e cenere) l’altare e per tre volte le Pareti interne della chiesa. Mentre viene fatto questo si prega costantemente e i fedeli entrano in chiesa.
Il Vescovo benedice il piccolo sepolcro ricavato all’ interno dell’altare e vi racchiude dentro le preziose reliquie.
Si procede quindi al rito dell’unzione dell’altare, mentre si cantano salmi e antifone. Dopo aver consacrato l’altare vengono consacrate anche le pareti interne della chiesa, procedendo a ungere anche pilastri o colonne, dodici unzioni con il sacro crisma. Infine si pulisce l’altare che, rivestito degli ornamenti adatti, è pronto per la solenne celebrazione della prima S.Messa.

La lapide che fu posta nel decimo anniversario della dedicazione
La dedicazione di una nuova chiesa è quindi una solenne cerimonia che equivale in pratica al Battesimo in quanto, come il capo del battezzando viene cosparso per tre volte con l’acqua benedetta del fonte battesimale ed unto con il sacro crisma, così pure anche la nuova chiesa, nella dedicazione, viene aspersa con l’acqua benedetta per tre volte e le sue colonne portanti o le mura vengono unte con il sacro crisma.
Per tramandare memoria di questo solenne atto vengono infisse nei muri le croci di consacrazione che possono essere di metallo, di pietra o in alternativa dipinte, a segnalare dove il Vescovo ha tracciato con il sacro crisma una croce.
Nella nostra chiesa furono applicate dodici croci in ferro.
Il significato della croce è quello di rappresentare il segno del trionfo di Cristo e di ricordarlo per sempre, indicando a tutti i limiti dello spazio consacrato al culto cristiano.
Le croci possono anche essere solo quattro, a simboleggiare i quattro punti cardinali ma normalmente ne vengono applicate dodici, a ricordare i dodici apostoli che sono stati testimoni di Cristo e diventati quindi dodici colonne su cui poggia la Chiesa.
Normalmente ne vengono affisse due all’ingresso della chiesa, due nel presbiterio e le altre otto nella navata.
Il significato delle croci in numero di dodici sta anche a ricordare che quella chiesa, quello spazio da esse delimitato, non potrà comunque mai contenere tutto l’amore che Cristo ha dimostrato verso di noi santificando la Chiesa con la sua passione e il suo sacrificio; quelle dodici croci ricordano pure le dodici colonne della basilica vicina all’Anastasis di Gerusalemme, basilica vicinissima al luogo dove Cristo è stato crocefisso, unto e sepolto e dove poi è risorto.

 

dedicazione
Non sarebbe male quindi che ognuno di noi, entrando in una qualsiasi chiesa, piccola o grande, basilica o santuario, si ricordasse sempre che quel posto è la dimora di Dio, consacrata a lui, dove possiamo essergli più vicini e procedere così più spediti nel nostro lento avvicinamento al Paradiso.

“Non è per la grandezza delle nostre azioni che noi piaceremo a Dio, ma per l’amore con cui le compiamo”. (S.Francesco di Sales)